Lo ieromartire Sergij Uvitskij nacque nel 1881 a
Khlebnikovo nella regione di Vjatka in una famiglia di maestri, e
poi divenne sacerdote. All'OGPU (Dipartimento politico generale)
arrivarono delazioni in cui era scritto: «Il sacerdote Uvitskij è differente
dagli altri con le sue prediche, che tiene dopo ogni funzione per
un'ora. Confronta il Vangelo con la vita di oggi. Ecco perché le prediche
hanno carattere antisovietico...». Durante le indagini spiegò:
«Nelle prediche ho parlato della perdita delle buone usanze
cristiane, che si rivela nella rovina delle relazioni familiari,
nell'irriverenza verso i genitori da parte dei bambini, nella scarsa serietà per la
verginità e per il matrimonio, nella mancanza di rispetto per la
dignità dell'uomo, che vediamo oggi così spesso. Ho detto anche che per
questi motivi la vita diventa più difficile, colpita da vari disastri:
malattie, ristrettezze economiche, rovina delle relazioni familiari,
guerre. Ho invitato i credenti all'amore reciproco, alla conciliazione
e al perdono totale, al ricordo della responsabilità di tutti davanti a
Dio al suo Giudizio universale...». Di conseguenza, padre Sergij fu
condannato a 5 anni di campo di concentramento. Nel 1931 padre Sergij
fu trasferito al campo di Belbaltlag – per la costruzione del canale tra i
mari Bianco e Baltico. Sua moglie riuscì ad avere un incontro con lui:
le permisero 2 ore di incontro, e partì per il luogo di detenzione.
Mentre camminava lungo il filo spinato, fu fermata da un anziano che
andava all'incontro. Riconobbe a stento il padre Sergij: era
tumefatto, i suoi capelli erano diventati bianchi e riusciva a malapena a
muoversi. Fu il loro ultimo incontro. Lo ieromartire Sergij Uvitskij morì
nel campo il 12 marzo 1932.
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